Passa ai contenuti principali

Arance: botta e risposta

Oggi pubblico, in "copia/incolla" l'articolo di Italia Fruit sulla trasmissione di Linea Verde sugli agrumi, e la risposta del Distretto Agrumi di Sicilia.
E la foto ... è delle solite arance cadute a terra ...

Italia Fruit del 2 febbraio 2016
http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/33631/sopralerighe/agrumi-siciliani-galeotta-fu-la-regia-di-rai-1

Agrumi siciliani, galeotta fu la regia di Rai 1
Gol sbagliato, gol subito. Avere spazio durante una trasmissione seguitissima come “Linea Verde” su Rai 1 la domenica mattina, quando le famiglie italiane stanno per riunirsi a tavola, è una grande occasione per dire “la propria”.

Ma usare questa grande visibilità per comunicare il messaggio sbagliato è un clamoroso autogol. Un po’ quello che – dispiace dirlo – è successo domenica scorsa nella puntata dedicata agli agrumi siciliani. Il programma inizia infatti con una passeggiata del conduttore della trasmissione, Patrizio Roversi, e della presidente del Distretto degli Agrumi, Federica Argentati, tra le bancarelle del mercato di Catania.

Fino a quando l’inquadratura resta "un campo lungo", tutto bene; quando però si arriva al primo piano arrivano anche le note dolenti: “Tarocchi 0,33 euro il kg” è il prezzo per le arance rosse di pezzatura medio-piccola. Qualche sequenza dopo, va anche peggio: “Tarocchi dolcissimi 0,25 euro il kg”. Da notare che si tratta di arance di grossa pezzatura e, addirittura, con foglia.

Poi, ancora, arance bionde Navel a 0,33 euro il kg e pure un imprevisto: i due si trovano di fronte a una offerta (in Sicilia!) di arance spagnole, provenienti da Murcia. E via di zoomata.
Si finisce con l’ennesimo cartello a 0,33 centesimi di euro per un chilo di tarocchini (nella foto sopra). 

“Pigmentati, piccolini, ma buoni uguale, anzi ottimi", spiega Argentati, che prosegue: “Non si capisce perché soprattutto la grande distribuzione italiana li prezzi in maniera veramente incomprensibile”. Come se quello che abbiamo appena visto fosse, invece, comprensibile.

E qui ci sta un riassunto del messaggio recepito dal consumatore in meno di tre minuti di trasmissione: un chilo di arance siciliane, anche di grosso calibro, può essere acquistato con 0,25-0,33 centesimi di euro; si può spendere ancora meno scegliendo il prodotto spagnolo (che vendono anche nella patria degli agrumi italiani, in Sicilia!) o entrando al supermercato.

Insomma, è chiaro che non si può incolpare la presidente del Distretto degli Agrumi, che non avrà potuto rivedere i filmati o controllare l’operatore delle riprese, ma – per comunicare in modo corretto il valore dei prodotti ortofrutticoli - serve maggiore scaltrezza. Non lasciamo, è il caso di dirlo, la "regia" in mano esclusivamente a chi non conosce il nostro mondo, altrimenti il grande lavoro che tentiamo di fare per valorizzare il prodotto alla vendita rischia di andare completamente perso. 

Raffaella Quadretti

Replica del Distretto Agrumi di Sicilia
“Noi che rappresentiamo la filiera del Distretto Agrumi di Sicilia non vogliamo essere “scaltri”, vogliamo solo essere onesti, spiegando ai consumatori, per il tramite della tv di Stato – strumento di comunicazione rivolto al grande pubblico, non certo testata di settore – come funziona la filiera siciliana degli agrumi, le sue eccellenze, le criticità del sistema.

Un’operazione lineare, di corretta informazione e divulgazione alla platea televisiva, non certo pilotata a monte (per esempio nella selezione delle immagini in post-produzione) anche solo per provare a orientare le scelte dei consumatori.

Per questo – insieme alla discutibile metafora calcistica, che semmai ci conferma di aver centrato l’obiettivo - troviamo assai fuori luogo l’ironia di IFN sul prezzo delle arance nelle bancarelle del principale e storico mercato di Catania, dove gli agrumi arrivano in enormi quantitativi, ogni mattina, praticamente a KM 0.

Accade così anche a Treviso: il radicchio trevigiano costa assai meno che a Catania, dove incidono i costi di tutta una filiera che dal Veneto lo trasporta in Sicilia. 

Sicché ci vediamo costretti a ricordare a IFN che Catania è la provincia siciliana che esprime la maggiore percentuale di ettari coltivati ad agrumi (arance rosse in particolare) in una regione che è la più agrumetata d’Italia.

A Catania, insomma, le arance le abbiamo sotto casa! E ogni mattina arrivano in città (nei mercati o a bordo delle “Ape Car” anche ai margini delle strade) su bancarelle di fortuna, senza lavorazione, imballaggio, certificazioni e con costi irrisori di trasporto.

L’occhio attento di IFN – e dei telespettatori - avrà anche notato nelle riprese fatte al mercato l’assenza di etichette “regolamentari” (figuriamoci i codici a barre) sostituiti da rudimentali cartoncini “faidate”, scritti a mano libera dagli improvvisati rivenditori che indicano i prezzi del giorno a un consumatore, il catanese, che trova arance in tutti gli angoli della citta! Vedere per credere.

Senza contare che, purtroppo, in moltissimi casi si tratta di merce di illecita provenienza: più volte il Distretto ha denunciato lo stato di insicurezza degli agrumeti, oggetto di vere e proprie razzie.

Per tornare alle ragioni del nostro intervento a Linea Verde, ricordiamo che gli obiettivi – centrati, vorremmo tranquillizzarvi – erano due: informare il consumatore italiano di quali costi incidono sul prezzo finale degli agrumi siciliani che, con giustificato orgoglio, desidera portare sulla propria tavola.

Un prodotto coltivato con passione da generazioni di agrumicoltori, nel rispetto dei cicli della natura, dell’ambiente e del paesaggio di cui arance, limoni e mandarini sono testimonial da secoli. Un prodotto che, perché arrivi nei mercati del centro e nord Italia, necessita di numerosi passaggi (raccolta, selezione, imballaggio, certificazione, carichi fiscali e trasporto) su cui incide (anche) la marginalità geografica della Sicilia, cosa che, volendo, è anche la sua fortuna, a giudicare dalla grandissima biodiversità che la nostra isola riesce a esprimere in termini di produzioni d’eccellenza Dop, Igp e bio.

Secondo obiettivo del Distretto, anche questo centrato – nei prossimi giorni le istituzioni regionali preposte affronteranno il tema – quello di promuovere una campagna di comunicazione per aiutare il consumatore italiano nella scelta degli agrumi: anche le arance di piccolo calibro, e i siciliani lo sanno da sempre, sono buone come quelle grandi.

Ma il consumatore sui banchi vendita spesso sceglie solo quelle grandi, sicché una consistente quota di produzione viene snobbata e neanche raccolta. Un vero e proprio spreco. Di più: un insulto alla generosità della Natura, cui non possiamo certo imporre le dimensioni decise a tavolino.

Presidente Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia
Dott.ssa Federica Argentati

Commenti

Post popolari in questo blog

Agea, se ci sei batti un colpo!

Qualche giorno fa l'Agea ha pubblicato una nota con la quale si fregiava di aver pagato 1,83 miliardi di euro ai produttori di tutta Italia. Ebbene: i pagamenti sono stati "da elemosina". Piccole porzioni dell'importo dovuto e i cosiddetti "ecoschemi" (una delle ultime cose strampalate della attuale politica agricola comunitaria) non sono stati pagati. E non è stato pagato nemmeno il premio "bio". Vorrei ricordare all'Agea che siamo al 27 novembre! Agea, dove sei che non ti vedo!  

Che fine ha fatto il saldo PAC 2022

Continuo a ricevere messaggi di agricoltori che ad oggi non hanno ricevuto il saldo del premio PAC dall'Agea, eppure settimane fa l'Agea sul sito internet istituzionale vantava di aver eseguito tutti i pagamenti. Un ente irraggiungibile. E che fine hanno fatto i due aerei che l'Agea possedeva, messi all'asta e di cui non si è saputo più nulla? Misteri ... 

Premio PAC in pagamento

Controllate i vostri conti correnti: il premio PAC è in pagamento dalla data del 16 ottobre scorso. E .. poi ci saranno quelli che si lamenteranno per i ritardi, o perchè non sono stati pagati perchè pratiche a controllo ...