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Arance - Story telling

Ricevo da una persona che conosco benissimo, e pubblico in diverse "puntate", in forma anonima, tranne che ... in questi giorni mi autorizzerà a pubblicarne "la firma".
Un racconto sulle arance ... sul nostro mondo agrumicolo.
Leggete con attenzione.


Caro Corrado,
Stamattina voglio scrivere sul tuo spazio che trovo tra i migliori nel comparto. Ironico, sagace, informativo, tecnico e anche adeguatamente populista nel più rurale del termine. La giusta evoluzione delle antiche lettere sul giornale di Rocco da Scordia, Alfio da Trecastagni, Barbara da Paternò, Angelo da Adrano… che tanto ci facevano ridere. Ma queste arance da quanti anni cascano e nessuno le raccoglie?

Sai bene quello che faccio, vengo da una lunga storia agroalimentare; sono arrivato sulla terra (quella che produce, certamente non quella di Google Earth!) dai mercati, dalle filiere produttive, dalla fabbrica. Per anni ho pensato che le carote crescessero sugli alberelli e le spremute avessero le bollicine. Che senza la manipolazione industriale non esisterebbero mercati.

Ora la terra! Da un po’ vivo tra le arance, ne guido le transazioni, cerco la qualità, osservo le dinamiche, amo la vocazione del territorio; piango e rido con voi, ma per ragioni d’affari (di business come si dice nel mio gergo) agisco globale e guardo lontano.

Think Local è uno degli slogan che mi hanno avvicinato a questo settore (poi c’è un motivo vero che è quello del mio matrimonio con un agrumeto e tutte le connessioni varie…). Nel local c’è la sapienza, le tradizioni; vengo dal brand, dalla marca e la sua potenza. Nel territorio invece c’è quella storia da raccontare che trovi dialogando, studiando, agendo in profondità tra le genti. Ci sono le “lape” dei tuoi istagrammer, i troppi tarocchi mieli e dammusi, i vagoni come unità di misura, i venti freddi che ci fanno più rossi e antociani, questa stagione che sarà particolare e questo settore che non sono bulloni…

... continua domani ...

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